NORD OVEST

di Donatella Musso – con Gisella Bein, Roberta Cortese, Paolo Giangrasso, Francesca Porrini, Beppe Rosso, Luigi Valentini – regia Beppe Rosso – assistente alla regia Irene Zagrebelsky – scene Paolo Baroni e Marta Massano – movimenti scenici Ornella Balestra – disegno luci Davide Rigodanza – costumi Monica Di Pasqua – direzione tecnica Francesco Mina – direzione di produzione Cristina Rigotti – produzione ACTI TEATRI INDIPENDENTI, FESTIVAL DELLE COLLINE TORINESI, RESIDENZA MULTIDISCIPLINARE DI RIVOLI in collaborazione con FONDAZIONE DEL TEATRO STABILE DI TORINO per la rassegna “Fare gli italiani”

anno di produzione 2011

“Ognuna delle sei sezioni di Nord Ovest racconta e distrugge, soffia sulle parole che ha appena segnato, poi le cancella…a cerchi, come quando si butta un sasso nell’acqua, la storia si allarga, si amplia, ci sfiora e alla fine ci include” (Antonella Anedda)

I sei testi che compongono Nord Ovest percorrono la storia italiana tra gli anni Cinquanta e il Duemila, in particolare il periodo del cosiddetto “boom economico”, in cui si generò la frattura tra il mondo rurale e quello delle grandi città industriali.

Una “saga familiare” che racconta un paesaggio in via di trasformazione, uno spaesamento ancora oggi non estinto. Un mondo da cui si sradica alla ricerca di un altrove ancora distante e in parte sconosciuto, non senza violenza, rancore e rivendicazioni.

Un ambiente dove durezza e rigore sono anche l’espressione di una chiusura arcaica che si esprime attraverso il disagio psichico. Un labile confine tra normalità e malattia che porta il paradosso sempre, però, innervato su una concretezza terrigna di cause/effetto.

Il linguaggio intreccia l’italiano con il francese, il dialetto e il latino delle forme liturgiche, generando un ibrido “panico”, che bene restituisce lo spaesamento dei personaggi.

Nell’allestimento le tante storie individuali compongono un unico racconto collettivo, epico, venato d’ironia eppure inesorabilmente tragico. Gli accadimenti, le storie, i fantasmi che si manifestano e i dolori che si percepiscono ci riportano ad un immaginario condiviso dove emerge l’aspetto umano ed emotivo dei personaggi che via via il pubblico incontra.

Lo spettacolo, concepito come un percorso a stazioni, ha tutto il carattere di un viaggio che il pubblico intraprende per andare ad incontrare i personaggi, prigionieri delle proprie parole e del loro ambiente. Una “passione popolare” dove il pubblico è condotto lungo un percorso che segna anche il trascorrere del tempo, che si dipana lungo il tragitto scandito dalle interpretazioni degli attori.

Per il debutto lo spettacolo è stato ambientato negli spazi dell’ex Cimitero settecentesco di San Pietro in Vincoli in Torino e per le repliche potrà essere rappresentato e ambientato in qualsivoglia luogo ampio con più stanze, anfratti o cortili, come un palazzo, un castello, una cascina o un teatro che offra una possibilità in itinere.