3 dicembre 2015

DONNE CHE CUCINANO LA VITA                                                

di Daniela Finocchi e Laura Malaterra – riduzione teatrale e regia Laura Malaterra – canti e movimenti  Domenico Castaldo – con Ginevra Giachetti, Marta Laneri, Natalia SangiorgioLABPERM di Domenico Castaldo in collaborazione con ACTI Teatri Indipendenti

Senza negare gli aspetti drammatici dell’immigrazione, lo spettacolo intende presentare gli aspetti più emotivi, teneri e, a volte, anche divertenti delle storie di donne migranti. Le attrici in scena danno vita ad una vicenda che lega grandi e piccoli episodi di antiche memorie a una esistenza tutta da scoprire. Lo spettacolo è pensato per mostrare – senza dimenticare le difficoltà – le gioie e le speranze di un cammino che oggi vediamo in Italia, ma che ha riguardato, riguarda o riguarderà ogni Paese del mondo. Ogni posto può essere punto di partenza o di arrivo. Canti, danze, movenze, gesti, immagini e profumi costruiscono le storie che si fondono l’una con l’altra trasformando i pensieri di ogni donna in una narrazione coinvolgente ed emozionante, che avvicina  mondi e culture diverse in un cammino a volte doloroso ma non estraneo alla felicità e alla speranza. Per scoprire che le donne da qualsiasi Paese provengano, a qualsiasi cultura appartengano hanno un modo assai simile di affrontare la vita e di viverne gli eventi. Per questo le attrici in scena si scambiano vestiti e gioielli: le storie di ognuna, le gioie, i disagi, ma soprattutto l’amore, la condivisione e la speranza sono racchiusi nell’animo dell’altra. Uguali dal Marocco al Brasile, dall’Ucraina all’Egitto, dall’Italia alla Cambogia. L’importante è fermarsi a riflettere su ciò che queste donne ci hanno raccontato; capirle e ripensare le loro esperienze, cogliere il ricordo delle madri, vedere un’ipotesi per le nostre figlie e per i nostri figli, elaborare nuove immagini di convivenza che considerino veri valori la relazione, la cura, la dipendenza fra esseri umani. Perché, come conclude Soledad, “sarebbe bello pensare a tutto il mondo come a un ambiente domestico di cui prendersi cura”.