ATTENZIONE ALLE VECCHIE SIGNORE CORROSE DALLA SOLITUDINE  – A cena con Visniec

dal teatro di  Matej Visniec – regia Beppe Rosso – con Lorenzo Bartoli, Mario Pirrello, Francesca Porrini, Valentina Virando – ideazione scenica Richi Ferrero, Lucio Diana, Marco Ferrero – grazie a Ornella Balestra, Monica Iannessi, Davide Bernardi, Debora Milone

anno di produzione 2013

Uno spettacolo che sceglie come spazio scenico una cena a cui partecipano attori e pubblico. Il servizio, il cibo, il vino fanno parte della drammaturgia: L’azione del mangiare è parte integrante del “rito” ed entra in dissonanza con le vite e le storie disperate interpretate dagli attori seduti insieme al pubblico. Un contrasto “paradossale” tra il benessere che procura il cibo e l’inquietudine dei mondi che irrompono nella cena: dalle istruzioni per chiedere la carità, ad una prostituta in fuga, dalla guerra fino alla santità di una Vergine incinta. Azioni sceniche e parole che conducono i commensali in un viaggio tra l’occidente e l’oriente dell’Europa, un viaggio che svela l’assurdo dei nostri giorni, fatti di precarietà economica-politica-affettiva. Quei mondi lontani, toccati a volte solo dalla cronaca, si siedono e mangiano con noi.

Le trame sottilissime e beffarde create da Matéj Visniec, si insinuano tra una portata e l’altra, interpretate da personaggi al “limite”; figure emblematiche e irriverenti che creano un “rito” in cui tutti sono coinvolti, attori e commensali–spettatori.

Il testo seguendo la strategia del “Teatro Decomposto”, teorizzata e realizzata da Visniec, presenta una serie di scene apparentemente frammentarie ma che nell’insieme ricostruiscono un mondo inquieto, contraddittorio, violento e paradossalmente comico. Un mondo che abbiamo sotto gli occhi ogni giorno ma che per essere compreso ha bisogno delle lenti di ingrandimento del teatro.

Frammenti di vita che si concretizzano in mezzo al pubblico tra una portata e un’altra. L’azione teatrale degli attori insegue una “ verità” senza diaframmi, a diretto contatto con il pubblico per creare un “rituale” d’insieme a cavallo tra sacro e profano, fatto di parole e di silenzi, di materia e spirito, di ironia e tragedia. Una rappresentazione che si nutre delle contraddizioni del mondo di oggi, in bilico tra un “qui” e un “altrove”, nella disperata ricerca di una risposta a domande irrisolte. Uno spettacolo sui piccoli grandi conflitti che l’individuo deve affrontare per sopravvivere. Storie di una umanità spietata, che vive di tenerezze e disillusioni, di cinismo e sconfinata speranza.