ANIME SCHIAVE

Liberamente ispirato al libro Anime Schiave di Marco Neirotti – di Beppe Rosso e Filippo Taricco – revisione drammaturgica Remo Rostagno – regia Beppe Rosso – aiuto regia Paola Zecca – con Beppe Rosso, Natasha Plyaskina, Fabiana Ricca, Nichi Lù – scene e luci Lucio Diana, Andrea Violato, Massimo Violato

anno di produzione 2004

Anime Schiave è il secondo capitolo della Trilogia sulla Città Fragile, liberamente ispirato al libro-reportage di Marco Neirotti. Al centro dello spettacolo c’è la puttana, l’icona della donna trasformata in merce e anche in spettacolo.

Prendendo le mosse dalla storia di Zorica, una giovane albanese costretta a battere sui marciapiedi delle nostre città, si svelano i retroscena di quell’ universo che popola le strade notturne, mettendone in luce la cultura, il vocabolario, i profondi drammi e l’ironia dissacratoria che regola il rapporto mercificato tra uomo e donna.

E la storia di Zorica si rivela anche e soprattutto attraverso quattro uomini -il cliente, il protettore, il travestito, il poliziotto- da cui dipende la vita e la morte di quella ragazza.

Anime Schiave si presenta come uno spettacolo di arte varia: due lap-dancer, un cantante e un intrattenitore che si inserisce all’interno della storia con digressioni dal sapore surreale e si rivolge direttamente allo spettatore come potenziale cliente o connivente consumatore e motore primo di ogni forma di spettacolo. Lo spettatore, in quanto occhio che guarda, è giudice, fine ultimo e protagonista occulto di ogni rappresentazione, sia essa una tragedia, uno spogliarello, un atto di violenza ai danni di una giovane straniera.

Anime Schiave sceglie di non ignorarlo e di parlare a lui direttamente, attraverso un contenitore scenico che evoca un locale notturno dove tutto è forzatamente meraviglioso e i drammi si dipanano e si nascondono dietro ai sorrisi forzati.

Di modo che il dramma manifesto delle violenze non nasconda quello invisibile che ci vede rappresentati nel cliente, la metafora di ogni consumatore; l’indice di gradimento come principio etico inviolabile. Il miracolo del capitalismo. Il vizio che diventa etica, lo spettatore ridotto a voyeur.