RUY BLAS

RUY BLAS. Quattro quadri sull’identità e sul coraggio.

Adattamento dall’opera Ruy Blas di Victor Hugo
Regia, traduzione e adattamento di Marco Lorenzi
i nostri eroi Yuri D’Agostino, Francesco Gargiulo, Barbara Mazzi, Anna Montalenti/Rebecca Rossetti, Alba Maria Porto, Angelo Tronca
visual concept Eleonora Diana
foto di scena Alessandro Salvatore e Manuela Giusto
distribuzione Valentina Pollani

uno spettacolo de Il Mulino di Amleto

produzione A.M.A. Factory
con il supporto dell’Alliance Française di Torino
e della Residenza Multidisciplinare Arte Transitiva a cura di Stalker Teatro/Officine Caos
con il contributo e vincitore di SIAE – Sillumina – Copia privata per i giovani, per la cultura 2016

un ringraziamento a Fondazione TPE

Premio SIAE Sillumina 2016
I migliori spettacoli della stagione 2018_2019 – Milano Teatri


SINOSSI

Sullo sfondo di un mondo che è sul punto di crollare, il dramma di Ruy Blas racconta la storia di un alto funzionario della corte spagnola che, per vendicarsi della Regina, tesse un inganno scambiando l’identità del proprio servo Ruy Blas con quella del nobile Don Cesare, per poi introdurlo a Corte. Ruy Blas, ignaro degli intenti del suo padrone Don Sallustio, accetta lo scambio e veste i panni di Don Cesare perchè è l’unico modo, per lui, di avvicinarsi alla Regina di cui è profondamente innamorato.
Ruy Blas è la storia di un uomo che si ritrova a rivestire un ruolo e un nome non suoi riuscendo, grazie a questo inganno, a utilizzare al meglio le sue qualità, i suoi valori e ad avvicinarsi a un amore altrimenti impossibile. Gli attori, diretti da Marco Lorenzi, entrano nel cuore del melodramma ottocentesco e rispolverano per il pubblico – collocato sui tre lati dello spazio scenico – tutta la contemporaneità di un testo che si rivela una viva e raffinata riflessione sul senso dell’identità.

 


NOTE DI REGIA

A volte capita di smarrire la via precisa anche se hai bene in mente dove devi andare.
A volte capita di accettare di farsi prendere dalla bellezza delle cose che ti circondano e deviare dalla strada, anche se questo cambierà il tuo percorso.
A volte a me capita…e sono le volte in cui sono più felice…
Quando abbiamo cominciato a lavorare sul Ruy Blas di Victor Hugo non sapevo bene che strada avremmo intrapreso. Avevo un senso, un’idea che mi incoraggiava e mi stimolava, ma la strada era completamente senza mappa. Non sapevo che insieme a Barbara, Alba, Anna, Francesco, Yuri e Angelo saremmo arrivati a “Ruy Blas – Quattro quadri sull’identità e sul coraggio”. Oggi, però, sono felice per ogni singolo passo compiuto.
Questo spettacolo non è solo uno spettacolo: è una sfida enorme, e proprio per questo è ancora più bella e stimolante. E’ sudore, passione, risate, lacrime e dubbi. Questo Ruy Blas è un atto politico perché rimette al centro l’importanza del “tempo della ricerca e della creazione”(per questo lavoriamo senza scadenza e risultato). E’ un incontro con il pubblico delicato, diretto e profondo.
Il nostro Ruy Blas è un riappropriarsi di un mestiere ricco e pieno di senso come quello dell’attore. È una lezione di scherma, di ballo, poesia. È una vertigine… Al cuore del progetto e di ogni singolo giorno di prova c’è il piacere e l’emozione di mettere in dialogo e in cortocircuito tra loro un testo teatrale così (apparentemente) lontano con la tecnologia e le forme che il teatro contemporaneo ci mettono a disposizione. È un dialogo tra Victor Hugo e il mondo e gli uomini di oggi. Ci siamo innamorati dell’importanza e della centralità del lavoro sulla lingua, sul verso, sulla rima che ci ha spinto a cercare e a imparare come gestire un linguaggio così difficile, ma contemporaneamente bello e ricco di senso. Sono convinto che solo se ti sforzi di guardare dentro certe cose puoi rimanere abbagliato dalla loro luce. Infine, è stato importante avvicinarci a Hugo con la coscienza (e incoscienza) di un gruppo di giovani e spericolati artisti che vivono nel mondo di oggi. Questo ci ha fatto scoprire come il Ruy Blas è anche una raffinata indagine sul senso dell’identità: chi sono io, sono il mio nome? Sono il mio ruolo sociale? Sono le mie azioni? Sono tutto questo contemporaneamente?
Già, l’identità…
Goethe scriveva che “ ciò che hai ereditato dai padri, riconquistalo se vuoi possederlo davvero”…ecco, quello che davvero desidero è che questo progetto sia per noi una riconquista coraggiosa di ciò che abbiamo ereditato dai nostri “padri”. Con la forza di metterlo in discussione e di farlo nostro davvero.
Per fare tutto questo abbiamo scelto di partire completamente da “zero”, ovvero di riportare l’attore, con la sua forza, la sua umanità e la sua purezza al centro di tutta la nostra ricerca. Abbiamo scelto di eliminare ogni forma di scenografia posticcia e anacronistica, e di partire da uno spazio vuoto per invaderlo con grazia con i nostri corpi e con le nostre voci. Abbiamo scelto di eliminare ogni forma di “distanza” con il pubblico, sia spaziale che temporale. Il pubblico è collocato intorno allo spazio scenico, su tre lati, per immergerlo nella storia e nelle passioni degli attori. Nonostante Victor Hugo sia molto accurato nella descrizione dell’ambientazione, il nostro intento è di lavorare sull’evocazione di tutto questo e sull’immensa potenzialità che il video rappresenta per noi.
Abbiamo scelto di tenere con noi e di imparare a maneggiare in modo impeccabile le sciabole per i duelli perché, per un attimo, è bello sentirci “tutti eroi”.

Marco Lorenzi

 


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Valentina Pollani – valentinapollani@gmail.com