19 GENNAIO ore 20:45

SALVO BUON FINE (bisognerebbe anche occupare le banche)

di e con Lorenzo Bartoli – suoni e musiche originali Massimiliano Bressan, Massimo Valerio – luci Massimiliano Bressan – scena Manuela Savioli – Acti Teatri Indipendenti 

Nasce da una reazione, dalla perdita, dalla morte, dall’assurda condizione disumana di necessaria lucidità, quando non ci sarebbe nulla di più umano che perdersi nel dolore.
Da una grande amarezza e dal tentativo di addolcirla con il pretesto di una grandiosa incazzatura.

E’ un monologo/performance che prevede in alcune parti il coinvolgimento del pubblico. L’attore individua tra gli spettatori il Padre e il Figlio ai quali consegna una lettura da leggere in un rito che, come ironica messa profana, si rifà al linguaggio biblico. Una domanda resta sospesa: Padre, dov’è la salvezza? Poi l’inganno; un personaggio ambiguo sottopone il Padre ad una singolare ipnosi costringendolo, con un cialtronesco raggiro, a firmare un mutuo trentennale. Seguono giorni kafkiani in cui, dopo la morte del padre, un figlio è costretto a sempre più inquietanti dialoghi con funzionari di banca, notai, cancellieri e assicuratori. Spinto dalla rabbia e dal dolore, nei pochi momenti di pace, punta il dito contro i responsabili: entità senza faccia in grado di far funzionare la repubblica burocratica in cambio di stipendi fissi e carriere. Infine una lettera al padre, tra adulti.La salvezza è uno spiraglio nelle scelte che l’uomo decide di compiere? Il resto è privato.

Perchè questo titolo? Salvo buon fine è una clausola che appartiene alla tecnica bancaria. Ma cos’è per chi non si intende di economia e finanza? Mi è chiaro quando penso ad un padre che salva il buon fine del figlio. E mi è chiaro anche il suo opposto, che interpretando “salvo” come “eccetto”, salvo buon fine allora non contempla speranza, tutto tranne il buon fine. Ecco, come di fronte alla perdita improvvisa del padre.

Bisognerebbe anche occupare le banche: un sottotitolo preso in prestito da un altro sottotitolo, esattamente così com’è. Un omaggio all’opera di Luciano Bianciardi, è lui che sottotitolò così Le cinque giornate. “…lascino perdere i giovanotti con il ritratto del Che Guevara in camera,… gli istituti universitari, ma si concentrino sulle banche e sulle televisioni, i centri del potere economico e dell’informazione: sono quelli gli obiettivi sui quali concentrarsi se si vuole fare davvero la rivoluzione.” Era il 1969.

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BIGLIETTI

SANTA CULTURA ART! Visita guidata all’ex cimitero di San Pietro in Vincoli prima dello spettacolo, dalle ore 19:45 alle ore 20:30 > +info

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