OTTOCENTO VOLTE VENTURO - Fotografie della città dopo l'Unità

Ideazione e regia Beppe Rosso – aiuto regia Paola Zecca – testi Filippo Taricco, Gianluigi Ricuperati, Beppe Rosso in collaborazione con Riccardo Pedrini (Wu Ming) – con Pasquale Buonarota, Fabrizio Pagella, Elisabetta Pogliani, Rosario Sparno, Irene Zagrebelsky e Camilla Barbarito, Lisandro Caligaris, Elena Cavallo, Piero Greco, Saulo Lucci, Carlo Nigra, Fabiana Ricca, Fabio Castello, Elisa Faletti, Silvia Mercuriati – musiche Massimo Cordovani  scene Domenico De Maio – costumi Roberta Vacchetta – disegno luci Massimo Violato

anno di produzione 2005

La Compagnia Teatrale ACTI Teatri Indipendenti, in collaborazione con Fondazione Teatro Stabile e Sistema Teatro Torino, con il contributo della Città di Torino, Assessorato alla Cultura, e della V Circoscrizione, presenta l’evento-spettacolo sul tema delle grandi trasformazioni sociali ed urbanistiche della Città di Torino nell’Ottocento.

Dopo il Novecento, indagato attraverso l’esplorazione della città fabbrica e del movimento operaio, ACTI prosegue con la seconda tappa di un progetto triennale volto a ripercorrere a ritroso le tappe che nei secoli hanno maggiormente influenzato l’humus della città, tanto da caratterizzarne le attuali forme politiche, sociali, culturali, economiche.

Seconda metà del secolo XIX.

Torino è la mecca del Risorgimento, la città da cui è partito il grande cantiere per l’Unità d’Italia. Torino si prepara, dunque, a diventare la futura capitale.

Ma quando il centro politico viene trasferito a Firenze e poi a Roma, Torino, la città che aveva dato tanto in termini di vite umane, entusiasmo e abilità di progettazione, si sente defraudata, svuotata. Si sente vedova. Cade in una profonda crisi economica e d’identità, una crisi che provoca forti contestazioni e obbliga i suoi abitanti a reinventarsi.

Ed è proprio la forza della popolazione, l’ingegno dei suoi abitanti che con grande determinazione trasformano il volto della città, risollevandola dalle ceneri. Le capacità ingegneristiche e meccaniche sviluppate negli arsenali sabaudi danno vita alle officine, la pasticceria artigianale si converte nella moderna industria dolciaria, le sartorie, prima al servizio della nobiltà, si rivolgono alla borghesia e, organizzandosi in modo corporativo, danno vita ai moderni atelier, imponendo Torino come capitale della moda.

Ma Torino è anche la città che meglio riesce a intuire le trasformazioni del mondo del lavoro, e sa organizzarsi dal punto di vista sociale, creando Società di Mutuo Soccorso e istituti di carità ispirati all’insegnamento dei santi sociali: Don Bosco, Beato Cottolengo.

E’ in questi anni che nasce l’idea di città laboratorio e capitale dell’industria in Europa, tanto che nell’Esposizione del 1884 la trasformazione è compiuta e la nuova identità visibile.

Il pretesto.

Gli avvenimenti vengono raccontati attraverso la nascita e lo sviluppo della fotografia, un’arte nata in seno all’Ottocento. La fotografia è un’invenzione che si colloca parallelamente alla nascita dell’industria e del capitalismo, destinata a cambiare per sempre la vita degli uomini, ridefinendo il concetto di storia e quello di memoria e trasformando profondamente le forme artistiche ed espressive.

Lo spazio scenico è una grande camera oscura; l’occhio del pubblico si fa obbiettivo, aperto sui quindici attori che, in forma corale e con l’utilizzo di materiali scenici come acqua, acidi e luci, disegnano un susseguirsi di istantanee sui momenti cruciali della storia della città della seconda metà dell’Ottocento.