18-19 novembre 2015

GIRO DI VITE concerto di fantasmi da Henry James

con Irene Ivaldi – traduzione Nadia Fusini – progetto sonoro e programmazione luci G.u.p. Alcaro –  adattamento teatrale, ideazione e regia Valter Malosti – costume di Federica Genovesi – assistente alla regia Elena Serra – TEATRO DI DIONISO

Nel 1898, Henry James dava alle stampe Il giro di vite (The turn of the screw), una costruzione meravigliosamente ambigua e forse la sua novella più famosa presso il grande pubblico, anche per una bella versione cinematografica firmata nel 1961 da Jack Clayton (The innocents). Fiumi di inchiostro, letterari e psicanalitici, sono stati usati per leggere nelle maniere più diverse il mistero dei fantasmi, irreali e realissimi, che ossessionano i due piccoli Miles e Flora e la loro istitutrice. Giro di Vite è infatti un racconto di fantasmi. Forse il più celebre racconto moderno di fantasmi.  Un puro, grandissimo esercizio nel genere. Ha ragione Oscar Wilde: siamo di fronte a un racconto meraviglioso, altrettanto violento e scioccante di una tragedia elisabettiana. Il climax che conduce al tragico snodo finale (che vede protagonista il piccolo Miles) continua a produrre una suspense e un´emozione che neanche un secolo di «misteri» letterari è riuscita ad appannare. Prima del 1898 i fantasmi non apparivano – basti pensare a Frankenstein o a Cime Tempestose-, annunciati da radiose mattinate domenicali, né vantavano la complicità di bambini belli, educati e intelligenti. Inoltre, prima che James ci complicasse la vita rendendo insignificante e pregiudizievole la nostra interpretazione del testo, il punto di vista del racconto aveva sempre coinciso con quello dell’autore. Ma ne Il giro di vite la storia è raccontata attraverso gli occhi dell’istitutrice, a cui il romanziere non da un nome; e fin dalle prime pagine viene da chiedersi se non sia opportuno dubitare di quello sguardo e soprattutto di quella sua confessione, alla quale non vorremmo credere, incapaci come siamo di accettare il pensiero che il male esiste e che, quando si manifesta, è sempre tutt’altro che gradevole.