FLAGS

Di Jane Martin traduzione Luca Scarlini – con Ludovica Modugno, Beppe Rosso, Alarico Salaroli, Aram Kian, Elio D’Alessandro, Celeste Gugliandolo, Francesco Puleo – regia Beppe Rosso-scene Paolo Baroni luci Cristian Zucaro – musiche Mirko Lodedo costumi Monica Di Pasqua – aiuto regia Irene Zagrebelsky – movimenti scenici Ornella Balestra – direttore di scena Francesco Mina – ACTI Teatri Indipendenti/Fondazione del Teatro Stabile di Torino – con il contributo di Regione Piemonte-con il sostegno del Sistema Teatro Torino – con la collaborazione della Fondazione Circuito Teatrale del Piemonte

anno di produzione 2010

Flags di Jane Martin chiude il percorso che Beppe Rosso ha costruito sulle pagine dell’autrice, una delle voci più dirompenti della scena americana degli ultimi due decenni. La sua opera, affidata a una scrittura secca e pungente, ha scandagliato con efficacia la realtà di rapporti che sono allo stesso tempo familiari e politici, affrontando temi come divorzio, aborto, guerra con uno sguardo fresco e una notevole capacità di sintesi. Dopo Keely and Du e La commedia dell’amore-Jack e Jill, giunge quindi Flags, una delle opere più recenti dell’autrice. Scritta nel 2003, essa affronta le conseguenze drammatiche provocate dalla guerra in Iraq, passando dall’astrazione delle statistiche all’impatto tremendo della cronaca su un piccolo mondo familiare, spesso anche troppo contento di sé. Il soldato Carter muore a Baghdad, mentre sta cercando di piantare una bandiera irachena su un mucchio di immondizia. Il dolore per la perdita del ragazzo determina una risposta violenta del padre, che espone la bandiera degli Stati Uniti capovolta creando un caso dalle risonanze imprevedibili, esplosive. Una commedia familiare con liti, vicini invadenti e un figlio minore sempre in bilico verso la delinquenza che passa impercettibilmente al dramma. Il testo inizia come una farsa e rapidamente vira verso la tragedia, come il coro in scena dichiara fin dall’inizio, alludendo alla televisione come la sede degli dei di oggi. La bandiera rappresenta la fedeltà alla patria e a tutte le sue istituzioni, costi quel che costi, e il fatto di metterla al contrario suscita una serie di reazioni violentissime, scomposte, che mettono in gioco la stampa e determinano perfino l’intervento del presidente degli Stati Uniti.

La piéce, strutturata come una commedia contaminata dalla tragedia, affronta la vicenda senza compromessi e dipinge una nazione divisa, in ansia per i propri figli messi a rischio per qualcosa che non si capisce, opinioni diverse che immancabilmente andranno a scontrarsi generando un ulteriore irreparabile dramma.

La storia del teatro d’Occidente inizia nel quinto secolo prima di Cristo con I persiani di Eschilo: anche allora l’Occidente combatte contro i Persiani, contro Babilonia.

A distanza di venti secoli il discorso è sempre lo stesso e si assiste oggi all’ennesima violenta rivisitazione delle usuali paure preferite, dove L’Islam sostituisce lo spettro comunista di qualche anno fa, prima di passare a una prossima futura incarnazione, mentre il quotidiano esplode sotto la pressione della realtà, che fa saltare ogni sicurezza di comodo. Il testo allestito a Minneapolis nel 2004, poi a Los Angeles nel 2005 e quindi a New York nel 2007 impone al pubblico una dura riflessione sulle conseguenze di un conflitto bellico nella vita di tutti i giorni, fuori da ogni retorica.