BESTIA

con Ture Magro

drammaturgia Ture Magro e Flavia Gallo

anno 2018

durata 60 min.

Produzione Teatro Verdi di Fiorenzuola d’Arda – Acti Teatri Indipendenti –  Sciara Progetti
Con il Sostegno della Regione Emilia Romagna

Ispirato ad una storia vera


Sinossi

Affiora a poco a poco nello sguardo dello spettatore un piccolo microcosmo urbano dove l’interazione con lo straniero, il diverso e il deforme, è ancora traumatica. Quattro uomini devono risolvere un problema, la presenza della deformità nella loro vita che risulta un fastidio alla vista dei loro figli. Lo fanno organizzando uno scherzo che trasformerà tutto, inesorabilmente, in scempio. Una serie di eventi e di circostanze legate a questo episodio disintegrerà i fragili equilibri interni della famiglia di Ciccio, il protagonista, a metà strada tra il Popriscin del Diario di un pazzo di Gogol e il Cyrano de Bergerac di Rostand.In questa fase centrale della trilogia, l’attore e autore Ture Magro, focalizza l’attenzione su un lavoro sul corpo estremamente dinamico, rendendo vibranti partiture ritmiche racchiuse in uno spazio angusto come una maestaina, in dialetto lucchese, una nicchia che contiene all’interno un’immagine sacra, costruita in ricordo di miracoli.

La Trilogia dell’Amore Negato

La Trilogia dell’Amore Negato, già in corso d’opera, fa parte di una nuova fase creativa del regista e autore Ture Magro, contraddistinta da un singolare rapporto tra crudeltà e sentimento e da un racconto che si popola di voci di vittime e carnefici che s’intrecciano e alternano. L’attore Ture Magro, interprete unico di questa trilogia composta dagli spettacoli Malanova (2016), Bestia (2018) e Sebastiano (2019), si affida unicamente alle partiture sinfoniche del suo corpo/voce d’attore che ha stilemi appartenenti alla sua tradizione recitativa meridionale e affonda nelle radici della commedia dell’Arte, per ascrivere nella sua fisicità una pluralità di personaggi, tematiche e atmosfere in uno spazio vuoto significante, caratterizzato da una scena evocativa e simbolica. L’intento comune alle produzioni è quello di indagare la relazione di ogni individuo con l’alterità, con il diverso e lo straniero, in rapporto sia alle dinamiche della comunità o del gruppo diappartenenza, sia ai moti dell’intimo e dell’interiorità. Emerge in superficie tutta la fragilità di costellazioni familiari che si sgretolano di fronte alla difficoltà della convivenza con uno dei membri, vittima non solo del rifiuto amoroso di un singolo, ma anche di quello affettivo di una società intera, che lo spinge dentro linee di confine che si restringono progressivamente, fino a diventare una gabbia a cielo aperto. Si tratta di drammi familiari che non hanno il sapore del kammerspiel, poiché affiorano, grazie a modalità recitative dal descrittivo all’evocativo, le dinamiche perverse del fuori, della piazza, di piccole comunità locali di un Mezzogiorno che non è raccontato solo nel suo particolarismo regionale ma che dentro di sé possiede i connotati, universali, di una decadente Italia intera. Dal punto di vista drammaturgico, la ricerca e la sperimentazione si sviluppa nell’affrontare varie forme di scrittura, complementari l’una con l’altra, da un testo narrativo con una diegesi lineare, con ampio spazio ai ritmi carsici della vita interiore dei personaggi, alla frammentarietà post drammatica di un testo nel quale la fabula emerge grazie alle peculiari sensibilità degli spettatori di mettere in un rapporto paratattico la dissonanza di varie voci, fino alla unitarietà di un dramma dal sapore shakespeariano, dove non c’è un punto di vista unico, ma il testo può essere letto in una stratificazione di livelli, sintesi della convivenza all’interno dello stesso spettacolo di varie istanze.


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